Alla presenza delle autorità militari e civili, la città di di San Benedetto del Tronto ha commemorato tutte le vittime dei bombardamenti subiti dalla città durante la seconda guerra mondiale, in particolare le 25 persone uccise dalle bombe sganciate la mattina del 27 novembre 1943 da trentasei bombardieri alleati che distrussero al Paese alto tantissime abitazioni.
E proprio al Paese alto si è svolta la cerimonia, avviata con la deposizione di una corona sulla torre dei Gualtieri, simbolo della città, da parte del Commissario prefettizio dr.ssa Rita Stentella.
Successivamente, causa maltempo, ci si è trasferiti nella sala della poesia di Palazzo Piacentini. Lì sono stati letti i nomi delle 25 vittime.
“Oggi il pensiero deferente della Città va alle 25 vittime di quel tragico episodio e a tutti coloro che hanno perso la vita nel corso dell’ultimo conflitto mondiale – ha detto la dr.ssa Stentella nel suo intervento. – Dobbiamo essere degni di chi ci ha preceduto, moltiplicando gli sforzi e soprattutto sentendoci parte di un unico progetto di rilancio di questo territorio. Sarà anche il modo migliore per onorare la memoria di quei sambenedettesi morti il 27 novembre 1943”.
“Credo – ha aggiunto il Commissario – che, in una giornata come questa, sia necessario riflettere sul valore della pace. Mai come in questi ultimi giorni si sente la necessità di parole che ispirino pace e amore. I conflitti che avvelenano il mondo e purtroppo anche la nostra Europa hanno risvegliato con prepotenza da un lato la consapevolezza del dolore che la guerra in ogni sua forma porta, dall’altro un prorompente desiderio di osteggiare la violenza e la barbarie con parole d’amore e speranza”. Il Commissario ha colto l’occasione per ricordare anche il sacrificio del maresciallo Luciano Nardone e del carabiniere Isaia Ceci, uccisi dai tedeschi il giorno successivo al bombardamento mentre cercavano di impedire il saccheggio di un deposito di vettovaglie destinate a sfamare la popolazione.
E’ poi intervenuto don Vincenzo Catani, che in precedenza aveva impartito la benedizione alla corona, con un’acuta e interessante riflessione su come si viveva in quegli anni a cavallo tra il 1943 e il 1944 e sull’importanza, vista la presenza di alcune scolaresche della media “Sacconi”, di fare memoria di quanto accaduto in questa città perché si possa costruire un futuro diverso, dominato dalla pace e dalla tolleranza tra i popoli.





