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80ª Festa della Liberazione, corone d’alloro per ricordare i caduti

La Città di San Benedetto ha celebrato l’80° anniversario della Festa della Liberazione con la tradizionale cerimonia istituzionale nei luoghi cittadini ove si ergono i tre monumenti che la città ha dedicato ai suoi caduti nei conflitti mondiali e nella lotta per restituire libertà e democrazia all’Italia.

Nella tarda mattinata di venerdì 25 aprile, autorità civili e militari si sono radunate in largo Luigi Onorati dove sono state deposte due corone d’alloro, una dinanzi al monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, l’altra ai piedi del monumento ai Caduti per la Libertà che ricorda i caduti della Resistenza.

A porgere omaggio a nome di tutta la comunità il sindaco Antonio Spazzafumo insieme al sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze on. Lucia Albano e al Capitano di Corvetta Francesco Sangermano della locale Capitaneria di Porto, massima autorità militare presente alla cerimonia.

Tra le autorità civili presenti anche il deputato on. Giorgio Fede, il vicepresidente della Provincia di Ascoli Piceno e sindaco di Grottammare Lorenzo Rocchi e il consigliere regionale Andrea Assenti, oltre a diversi assessori e consiglieri comunali.

La sosta dinanzi a ciascun monumento è stata arricchita da un intervento del Concerto Bandistico “Città di San Benedetto del Tronto” – la cui esibizione quest’anno è stata limitata nel rispetto del lutto nazionale dichiarato dal Governo per la scomparsa di papa Francesco – che per l’occasione ha eseguito alcuni brani della tradizione.

Il corteo si è quindi spostato verso la sede dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia, dove si trova l’ultimo monumento, quello ai Caduti in Mare. Lì, dopo l’omaggio dell’alloro e delle autorità, il sottosegretario Albano e il sindaco Spazzafumo hanno condiviso una propria riflessione prima della conclusione della cerimonia.

Nel suo messaggio, l’on. Albano ha indicato la Liberazione come il momento di affermazione per il Paese dei valori democratici che per decenni il regime fascista aveva calpestato e il punto di partenza di un percorso di consolidamento di questi valori che ancora oggi è in corso. “La Festa della Liberazione – ha detto l’Onorevole – è un momento per onorare il ricordo di chi ha sacrificato la vita per la libertà e un momento di riflessione per i cittadini, sul futuro di pace che vogliamo costruire per l’Italia e per l’Europa”.

Di seguito il testo completo del messaggio del Primo Cittadino:

“Rivolgo a tutti voi il saluto mio personale e dell’Amministrazione comunale tutta e vi ringrazio per aver voluto, ancora una volta, prendere parte a questa cerimonia che il Comune organizza ogni 25 aprile da tantissimi anni.

La cerimonia di quest’anno assume un valore particolare perché ricorrono gli 80 anni da quel 25 aprile 1945, data simbolica con cui l’Italia celebra l’avvenuta liberazione del Paese dall’occupazione nazifascista e la riconquista della sua dignità di Stato libero che, pochi mesi dopo, avrebbe assunto la forma della democrazia repubblicana.

Sono passati 80 anni, i protagonisti di quelle giornate sono quasi tutti scomparsi, e quindi l’unico modo di tenere vivo il ricordo di quel periodo, così importante per noi italiani, è coltivare la memoria. Ecco perché quella di oggi è certamente una festa, ma è sopratutto una commemorazione, nel senso etimologico di “ricordare insieme”.

Ad una festa si può essere invitati o no, si può partecipare o no. Nella commemorazione tutti siamo chiamati ad un impegno, quello di rinnovare il ricordo collettivo del sacrificio di migliaia di uomini e donne, la loro determinazione nel ribellarsi ad un’occupazione feroce e spietata per restituire agli italiani il senso di comunità desiderosa di un riscatto dopo 20 anni di dittatura fascista e una guerra che ha portato dolore, morte, sconfitta.

Penso non sia retorico ricordare, ancora una volta, di che cosa stiamo parlando. Nella data simbolica del 25 aprile riassumiamo un periodo storico, quello che va dalla caduta del fascismo del luglio 1943 al 1° gennaio 1948, quando entrò in vigore la Carta Costituzionale della Repubblica Italiana.

E’ il periodo più glorioso degli ultimi secoli vissuto dall’Italia, il periodo in cui gli italiani, dopo l’abisso in cui li aveva gettati il fascismo prima con la dittatura e poi con la guerra, si riscattarono con una prova clamorosa di orgoglio, prima combattendo e morendo a migliaia per sconfiggere, con il supporto delle forze alleate, i nazifascisti e poi iniziando a ricostruire il paese dalle fondamenta, formando prima di tutto l’assemblea costituente che avrebbe redatto la Costituzione.

E dunque va ricordato che quella Costituzione, con i suoi principi fondamentali che costituiscono lo scudo di libertà per ciascuno di noi, discende direttamente dalla lotta della Resistenza, dall’azione di uomini e donne che combatterono e morirono a migliaia.

Va infatti ribadito che il contributo dato dalla lotta partigiana, anche in termini militari, è stato determinante. Il movimento partigiano arrivò a liberare nell’ultimo mese di guerra 125 città prima dell’arrivo degli Alleati, e nell’anno e mezzo precedente fu una spina nel fianco nelle retrovie nazifasciste.

C’è un’altra considerazione importante da fare. Altri Paesi come gli Stati Uniti, la Francia, la Gran Bretagna hanno carte e principi costituzionali in vigore da secoli. Noi questo traguardo lo abbiamo conquistato da meno di 80 anni. E’ una conquista recente, dunque, la nostra Costituzione è una pianta dalle radici non ancora completamente solide che dunque ha bisogno di cura, di attenzioni, di protezione.

Questo è il compito che spetta a tutti noi, in primo luogo a noi uomini e donne delle istituzioni: è nostro dovere avere cura di questa giovane pianta, curarla ogni giorno e proteggerla dagli attacchi, espliciti ed impliciti, che subisce.

Credo inoltre che sia necessario ancora una volta ricordare che il 25 aprile è una festa di tutti. La Festa della Liberazione è l’unico momento di memoria collettiva, in cui tutto il paese si raccoglie per celebrare. Non va dimenticato infatti che le Brigate partigiane erano composte da antifascisti che provenivano dai più disparati gruppi politici. Oltre alle Brigate Garibaldi, organizzate dal Partito Comunista Italiano, erano sul terreno le formazioni di Giustizia e Libertà coordinate dal Partito d’Azione, le Brigate Fiamme Verdi nate da ufficiali alpini ma legate alla Democrazia cristiana, fino alle formazioni azzurre, monarchiche e badogliane. Questi partigiani erano dunque divisi sull’orientamento politico perché venivano da storie ed esperienze differenti, uniti nell’obiettivo di chiudere con l’esperienza del regime dittatoriale fascista e di far trionfare la libertà per gli italiani.

Questo è un elemento che dobbiamo tenere in alta considerazione in un momento in cui l’Italia e il mondo intero stanno affrontando nuove sfide e crisi che disorientano e impauriscono, in una fase storica in cui sembra che le divisioni prevalgano sull’unità di intenti e sulla concordanza sugli obiettivi di pace e sviluppo.

Il messaggio che il 25 aprile ci tramanda, dunque, è che dobbiamo restare uniti nel difendere i valori della libertà, della democrazia e dei diritti umani, e che solo attraverso il rispetto reciproco e la cooperazione possiamo costruire un futuro migliore per tutti. In questo senso, si può dire che la Resistenza non è finita.

In questa giornata così importante per la nostra Repubblica desidero condividere un’ulteriore riflessione, legata alla scomparsa del pontefice Francesco, un lutto che ha colpito tutto il mondo cattolico e non solo.

Papa Francesco ha fondato il suo pontificato sulla trasmissione di un messaggio di pace, di giustizia sociale e di rispetto della dignità umana. La sua opera, ora consegnata alla storia, ci ricorderà ogni giorno il valore profondo della libertà, libertà di cui oggi noi celebriamo il dono, ricordandone l’alto prezzo pagato.

Nel suo lavoro instancabile di “costruttore di ponti”, Papa Francesco ha profuso i suoi sforzi perché si fermassero i conflitti che oggi piagano il nostro mondo, esortando tutti – non solo i cristiani – a lavorare attraverso la pace perché la coesistenza delle persone possa realizzarsi sotto il segno dell’umanità, della solidarietà e del rispetto.

Lo ha fatto, perché credeva nella possibilità di un’esistenza che non necessiti di arrivare all’estremo sacrificio, di rinunciare alla pace e imbracciare le armi per difendere la propria libertà e la propria dignità.

Con l’auspicio di vedere presto un tal futuro, auguro a tutti una felice Festa della Liberazione.

Viva la Repubblica nata dalla Resistenza, viva l’Italia!”

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Ufficio Stampa
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Ufficio Stampa del Comune di San Benedetto del Tronto

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